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CVAD01 Archivio nasce dalla volontà di creare una raccolta completa e organizzata dei progetti svolti nell’ambito della prima edizione del Master Accademico di Primo Livello in Comunicazione Visiva e Art Direction di Abadir. L’archivio rappresenta una raccolta sistematica di informazioni, testimonianza dello sforzo, della creatività e del progresso compiuto dagli studenti e dalle studentesse nel corso dell'anno accademico 2022-2023. L'archiviazione è un processo fondamentale per preservazione della storia, della cultura e delle esperienze. Prima d'ora, i progetti ora qui raccolti, erano dispersi nei computer di ventitré diversi individui, organizzati secondo logiche differenti e mai sarebbero stati raggruppati. Secondo intento di CVAD01 Archivio è quello di creare un unico ambiente nel quale tutti i progetti realizzati possano essere fruiti in modo uniforme e accessibile da chiunque. Con lo scopo di stabilire una gerarchia delle informazioni ho organizzato i lavori nelle pagine secondo due criteri: studenti e moduli, rispettivamente posizionati nella parte superiore, in ordine alfabetico per cognome, e destra, in ordine di svolgimento. I due filtri si intersecano poi nello spazio centrale lasciando spazio allee immagini più rappresentative di ogni progetto. La scelta dell'estrema sintesi è stata dettata della varietà e della quantità del materiale prodotto durante l'anno. L’archivio analogico si presenta come un catalogo editoriale con lo scopo di restituire un’anteprima visiva dei progetti, mentre l’archivio digitale, raggiungibile all’url cvadarchivio.it è stato progettato come strumento più esaustivo e approfondito dove poter consultare ogni progetto in maniera più dettagliata. Oltre ai lavori degli studenti, l'archivio include all’inizio della sezione di ogni modulo i testi dei brief consegnati dai docenti agli studenti e informazioni come periodo, luogo e docenti. Sono inoltre presenti testimonianze fotografiche di persone, momenti ed esperienze vissute durante il percorso di studi che contribuiscono ad arricchire il contesto e la narrazione complessiva dell'esperienza formativa da un punto di vista umano a priori e ai posteri, si presuppone, nostalgico.

Progetto di davidelocatelli.design
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Modulo
Comunicare il territorio.

Introduzione
Il corso si propone di fornire strumenti e metodo per la progettazione grafica dell’immagine per la comunicazione visiva e l’editoria attraverso la ricerca sul campo e la realizzazione di prototipi. Il design è inteso principalmente come narrazione, come la capacità di ricostruire una struttura narrativa logica a partire da una combinazione ragionata di elementi acquisiti sul campo e verificati con una bibliografia ad hoc. Indagare la realtà con gli strumenti del graphic design e della fotografia. I corsi si prefiggono la produzione di una archiviazione realistica di materiale visivo, iconografico e testuale di un progetto filmografico immaginario/simulato/artificioso dal titolo ‘Fuori Campo’ riguardante Librino uno dei quartieri della città di Catania.
Agli studenti del corso si chiede nel ruolo di analisti-autori-redattori, di indagare un tema legato a un particolare contesto territoriale: Librino, un quartiere della città di Catania “progettato intorno alla metà degli anni sessanta come città satellite modello da Kenzo Tange”; di mettere in campo tutte le conoscenze e abilità tecniche specifiche, la sensibilità personale e la capacità di approfondimento di un tema; di produrre riflessioni con un approccio critico e pragmatico su questioni cruciali; di mettere a punto linguaggi visivi nuovi e articolati in grado di comunicare ed educare in modo efficace.

Periodo
06/03/2023 - 25/03/2023
Luogo
Online ed in presenza (Sant’Agata li Battiati e Librino, CA)
Docenti
Mauro Bubbico e Luca Capuano
Mauro (Vincenzo, i due nomi si accompagnano sempre) è nato sul Monte Scaglioso (Matera, Capitale della cultura materiale), dove vive e lavora dal 1986 come progettista grafico. Si è diplomato al corso di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove ha lavorato come grafico progettista e illustratore. Ha collaborato a Matera con Mario Cresci. Dal 1999 al 2006 è stato consigliere Aiap. È docente all’Isia di Urbino e di Faenza, all’Unirsm Design di San Marino. È membro AGI (Alliance Graphique Internationale). È docente Abadir e Direttore del Master di I° livello in Comunicazione Visiva e Art Direction.
Luca Capuano ha realizzato numerosi progetti di ricerca commissionati da musei, fondazioni, enti pubblici ed università in un percorso che si muove tra fotografia, arte, architettura e processi storico-sociali. Ha esposto i suoi lavori in diverse gallerie private, musei, fondazioni e istituti di cultura all’estero. Tra i lavori esposti e/o pubblicati ricordiamo ‘Il paesaggio descritto’, ‘Refugee Heritage’, ‘Case Studio’, ‘Il Liocorno di Lescaux’, ‘Scritto a macchina’, ‘Arbiter’, ‘00’, ‘Sembrava che preparassero il deserto’, ‘Tavole di testo’, ‘Rimosso d’ Oltremare’ nel duo con Camilla Casadei Maldini.

Roma città aperta can be considered one of the most identifiable works of neo-realist cinema, as well as the manifesto par excellence of Rossellini’s cinema. The first poster production is dated 1945 and signed by Anselmo Ballester, one of the most prolific Roman movie poster artists ever. Despite the recognizable style that made Ballester one of the most popular movie poster artists of his time, hardly the author’s signature was physically displayed on his works of that decade. According to some unverified theories, this was due to the small series of political posters signed by Ballester at the time, which in the following period persuaded him not to sign productions that could affect the market and the network of customers he had so hardly built up.
Among the various subjects painted by Ballester in 1945, the most successful is the one depicting a close-up of roman actress Anna Magnani. Behind the woman, in addition to the dome of St. Peter’s, stands a crown of bloody thorns, a metonymy of her martyrdom on film. French and German productions of the movie kept Ballester’s painting almost unaltered, limiting themselves exclusively to typographical interventions.
With Anna Magnani, the concept of divism underwent a radical change of course: increasingly away from the Hoolywoodian idea of the term and the mythification of the actor and increasingly toward a neorealist idea of divism that in Magnani’s impatient expression, pronounced dark circles under her eyes, and disheveled hair found the value of the autencity with which viewers increasingly identified.
The poster was only the last phase of Ballester’s work, and he was able to work on as many as three posters a week. The design would begin with several dozen proposals delivered to the client in the form of a sketch on sheets of about 10 x 15 cm. After the sketch was approved, the sketch work would begin, which could vary in size from 40 x 70 cm to 50 x 70 cm.

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Acqua Fiuggi is a natural Italian mineral water pro- duced in Fiuggi, in the province of Frosinone (city in the middle of Italy, close to Rome), known world- wide for its beneficial properties.
The spring of Fiuggi water, formerly called Anticoli, located in the Monti Ernici, was already known in Roman times. History tells that the miraculous wa- ter relieved the sorrows of kings, nobles and am- bassadors. The 1549 letter written by Michelangelo Buonarroti, who was suffering from kidney stones, is one of the oldest testimonies of the benefits obtained by drinking Fiuggi water. Pope Boniface VIII, who was born in Ciociaria and knew the spring well, also made use of this healthy water. It was thanks to him, in the 13th century, that Fiuggi water achieved its true popularity.
Towards the end of the 19th century, mass distri- bution of Fiuggi water began, which was followed by the registration of the brand name in 1889. Studies on the beneficial and curative properties of the water, which is distinguished from others by a very low concentration of salts and the presence of gases that help dissolve kidney stones, date back to the same period.
1905 coincides with the registration of the trade- mark and the establishment of the Fiuggi Limited Company, to which the modern history of the town of Fiuggi and the said water is traced.
In the 1950s, the use of bottled water in the treat- ment of urinary tract disorders was attested. In the 1990s, these studies consolidated its cura- tive potential. The water was also recognised for hydroponic therapy, so Fiuggi has an important and very ancient thermal complex consisting of two springs: the Bonifacio VIII spring and the Fonte Anticolana.

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The collected stickers were made between 1978 and 1995 and testify the Avellino ultras communication evolution in that historical period. The ultras movements born in Italy at the end of the 1960s from political youth movements, influenced by the Hooligans and subcultures developing in England and France. Inciting the team and resorting to violence to demonstrate supremacy towards the opposing faction are the basis of the ideals of the first groups. Stickers and banners represent their identity, branding the corners and streets, symbols and typography express the values in which the groups recognise themselves. Green, the club’s social colour since 1946, picks up the colour of the ancient liqueur Anthemis, produced in the province by the Benedictine fathers, while the wolf symbol come from the etymology of the word “Irpinia” (Hirpus, wolf in the Oscan language).
The club’s official logo was designed by the architect Quirino Sgrosso in 1977 and displayed on the stickers in the version without typography. The first stickers, produced in the late 1970s and early 1980s, were mainly sketches of drawings made by the boys of the curve. The fonts are an example of vernacular typography, they don’t derive from a precise technical awareness, they are handmade and often have different shapes.
They mainly reflect the typography of Art Deco, of the Fascist twenty years, the banners of the ‘68 marches, the newspaper ‘The Voice of the Sewer’, Jack Marchal’s drawings from the 1970s and the wavy psychedelic typography. They are silkscreen printed and for economic issues, single-colour printing was often preferred, green on a white background.

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The poster here presented has a great value for the city of Catania in that it is difficult to trace graphic designers who worked in the city until a few decades ago. As a result of an interview with the author of the poster, as well as the director of the show and director of the Piccolo Teatro, we were able to get some elucidation to answer why there where multiple graphic editions of the show “Augusto Augusto Augusto.” In particular, the research focused on the 1970 poster.
The poster has a strong visual and communicative impact. Augustus’ name is repeated three times, as this man is: subject, attribute and attribute of the subject, remarking the fact that the protagonist of the comedytragedy makes himself three times a victim of power. Within the central circle, representative of the circus ring, the figure of Augustus, a clown bent in two and crossed by the name of the play “ Augusto Augusto Augusto”, go to make up the first swastika. The second, more obvious, is composed of the names of the play’s collaborators through a studied typographic composition.
The comedy-tragedy has as its protagonist Augusto, a humble clown who tries to become director of the circus, but his desire is strongly mocked by those in the circus who hold the power.
The story of Augustus assumes several interpretations:
In one scene, the recent invasion of Czechoslovakia by So- viet tanks, makes us see in Augustus the symbol of the Czechoslovak people crushed in their search for freedom. Another interpretation, always linked to the historical period in which the neo-Nazi movements were reborn in an alar- ming way, as a perennial threat to the most genuine human values, Augustus becomes the symbol of the peaceful man, helpless in the face of oppression and violence, who as still noble values such as freedom and justice.
The reason for the swastika is intrinsic to the metaphor of Augustus. The author Gianni Salvo explains,” The poster is a metaphor for a stifled dream and the violence of power.

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Mario Puppo (Levanto 1905 - Chiavari 1970) was an Italian illustrator and graphic designer who, despite his significant contributions to the promotion of Italian tourism, remains mostly unknown.
Already in the 1930s, he began creating brochures in his studio in Chiavari to advertise seaside and mountain destinations.
In 1941, his works were exhibited in the Graphic Advertising salon at the National Exhibition of the Fine Arts Union in Milan. He designed several covers for sheet music, catalogs, and brochures. But it was especially in the 1950s that Mario Puppo designed most of the tourist posters on the market at that time.
He also created posters for performances at the theaters of Ostia and Pompeii.
One of his most important works was his collaboration with ENIT, the Italian National Tourism Agency, with whom he created a large number of posters that were instrumental in promoting the tourism industry of Italy and the Campania region.
ENIT played a crucial role in promoting Italian tourism during the 1950s and 60s. One of the most effective ways to attract visitors was through the use of illustrated posters that showcased the most beautiful italian tourist destinations, natural beauties, traditions, and cultural heritage of the country.
Puppo’s posters for ENIT Campania are characterized by a pictorial that combines bright and vibrant colors with geometric shapes, drawing inspiration from avant-gardes such as Cubism and Surrealism. Puppo developed his own visual language and style called “pupazzettato,” which used simple and colorful shapes and incorporated symbols and characters from the realm of cartoons or comic book characters.
At the same time, modern Italian graphic design was taking shape, especially in Milan, and there was a gradual reduction in the use of pictorial and realistic representations. This change was manifested through its modern and functional aesthetic, with the adoption of photographic collages, abstract figures, expressive use of white space, and asymmetrical compositions. Richard Hollis described this trend as the “Milanese style,” which developed mainly in the service of industry and technological and economic progress.
Puppo’s style seems to perfectly represent a timeless image of Italy. While the “Milanese style” aimed for modern and efficient communication, Puppo’s art conveys a sense of tradition.
Through the posters created for ENIT, Puppo finds himself representing an Italy that is slowly disappearing. These were the years of economic boom and massive industrialization, a country that would soon abandon and renounce its peasant and artisan traditions. However, in those posters, these traditions are still depicted as an invitation for tourists, creating a nostalgic and captivating image of Italy as a land of tradition, beauty, and culture.

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The poster shown here advertises a historic pastry shop in the center of Bergamo.
It was designed by Pier Lodovico Cortesi in 1957 and printed by Lito-Tipo Meyer S.p.A. The author, with Gianni D’Amico, had founded the Studio Reclame in Bergamo in 1953.
The technique is a mix of illustration and photography. A male figure is represented, probably a waiter, with panettone-shaped head. He walks cheerfully carrying a package and a slice of panettone. His clothes are red and yellow, which are the araldic colors of the city of Bergamo.
If the portrayed character seems to link the poster to the tradition of idea-characters in the manner of Leonetto Cappiello, the use of illustration along with photography aesthetically renews the methods of billboard advertising which until recently had been mainly pictorial.

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Browsing the web looking for graphic references in my home region, I came across a postcard that immediately caught my attention. Its appearance recalled all the stylistic elements of the posters typical of Italy at the beginning of the 20th century. Today, in my area (Reggio Calabria, located in the extreme south of Italy), it is rare to find materials of this quality and style, so it was a real pleasant discovery. The postcard advertised the thirteenth edition of the Fiera Internazionale delle Attività Agrumarie, delle Essenze e degli Oli (International Fair of Citrus, Essences and Oils).
The first edition of this fair was held in 1948, immediately after the II World War, and continued until the 80s. My area has always been renowned for the production of citrus fruits, in particular bergamot, a citrus fruit of which the Calabrians are specialists and which supplies the essence used to create perfumes all over the world. The authors most present in the production of posters for the Reggio citrus fair are Nunzio Bava and Mario Puppo.
Nunzio Bava (1906-1994) was a renowned Italian painter, considered the most important representative of verismo in the Calabrian art scene of the twentieth century. He was born in Bagaladi, he spent his childhood in this place before moving to Reggio Calabria, where he came into contact with the local artistic environment. In particular, he was mentored by Umberto Marasco, a talented decorator whom Bava considered his “teacher”. He attended the Mattia Preti art school in Reggio and during this period he collaborated with drawings of Calabrian landscapes and figures inspired by the traditional Calabrian costume for various newspapers and periodicals with drawings of the Calabrian landscape and of figures inspired by the costume of his region.

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The movie poster for “LaCapaGira” was made in 1999 by the Proforma Agency in Bari, (Puglia, Italy). The movie tells of a small gang of criminals who misplace a load of drugs, thus beginning a daring search that will open a surprising and jagged urban undergrowth to the viewer’s eyes.
The poster had no drafts or rejected proposals, the agency’s graphic design immediately appealed to director Alessandro Piva. Proforma worked as a team, and it was a project that also involved the group from a “sentimental” point of view, since such a courageous and unusual film was born and raised among the streets of the city, at a time when very few films were being made in Bari. The workflow became natural together with copy, art, graphics and accounts, all involved and amused by the experiment.
Through the typical elements of Bari, the poster tells how much the film was a genuine and raw expression of the city, without retouching, without filters, which is why it was chosen to represent a strong element of the film, the Piaggio Ape car, used in several scenes, which is a tough and “wild” vehicle. Below, the characters are represented through small mugshots, which recall the aesthetics of reports written by the police at the time following raids against the Mafia, to evoke the “border-line” environment in which the characters move with ease.
Even the typefaces are all spoiled and reflect the agency’s stylistic choice in depicting the stark reality the director wanted to portray. Although several years have passed since its release, LaCapaGira has entered the popular imagination of the city thanks also to its communication, its references can be found in everyday life: on walls throughout the province, in idioms, and memes still present on the web today.

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The poster here presented has a great value for the city of Catania in that it is difficult to trace graphic designers who worked in the city until a few decades ago. As a result of an interview with the author of the poster, as well as the director of the show and director of the Piccolo Teatro, we were able to get some elucidation to answer why there where multiple graphic editions of the show “Augusto Augusto Augusto.” In particular, the research focused on the 1970 poster.
The poster has a strong visual and communicative impact. Augustus’ name is repeated three times, as this man is: subject, attribute and attribute of the subject, remarking the fact that the protagonist of the comedytragedy makes himself three times a victim of power. Within the central circle, representative of the circus ring, the figure of Augustus, a clown bent in two and crossed by the name of the play “ Augusto Augusto Augusto”, go to make up the first swastika. The second, more obvious, is composed of the names of the play’s collaborators through a studied typographic composition.
The comedy-tragedy has as its protagonist Augusto, a humble clown who tries to become director of the circus, but his desire is strongly mocked by those in the circus who hold the power.
The story of Augustus assumes several interpretations:
In one scene, the recent invasion of Czechoslovakia by So- viet tanks, makes us see in Augustus the symbol of the Czechoslovak people crushed in their search for freedom. Another interpretation, always linked to the historical period in which the neo-Nazi movements were reborn in an alar- ming way, as a perennial threat to the most genuine human values, Augustus becomes the symbol of the peaceful man, helpless in the face of oppression and violence, who as still noble values such as freedom and justice.
The reason for the swastika is intrinsic to the metaphor of Augustus. The author Gianni Salvo explains,” The poster is a metaphor for a stifled dream and the violence of power.

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Is courious to find an advertising poster of Bergamo, that surely isn’t the most known city in Italy. This poster originally designed by V.Ludmila has been changed and translated different times, i’m not able to tell which version is the first one, surely during the years the poster has been translated in english, italian and franch.
Probably originally promoted by ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo), the ital- ian tourism national agency, the board has been promoted also by APT (Azien- da promozione turistica di Bergamo e provincia) and Regione Lombardia. There’s no a main character in this composition, the visual represent a collage of the most iconic place of the province: San Pellegrino and his casino, a man riding a horse that probably is Bartolomeo Colleoni in a statue sculpted by An- drea del Verrocchio, Malpaga castle, ski resorts of Foppolo, Iseo Lake, Piazza Vecchia, San Tomè and many other places and famous buildings.
The surely not realistic depiction combine together places that are also 100 kilometers far to each other, the white borders, thin on 3 sides ad bigger at the bottom, frame the city of Bergamo as in a Polaroid with a big red helvetica text signing the composition.

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Nel Nome Del Rock was an independent music festival started in the late 1980s in Palestrina, near Rome. The idea was born out of the passion of a group of local friends always yearning to learn about new musical projects. From the first experiments to give voice to emerging local bands, over time the festival has grown more and more, bringing to the stage international artists such as Chumbawamba, Queens Of The Stone Age, Morphine, Kaki King, never losing authenticity and managing to keep the festival admission free.
The amateur-produced posters of the first three editions contain visual elements borrowed from the self-productions of punk-rock contexts of the time. In all versions, a big red sun frames the word rock: music is a cultural boost and a powerful gathering tool, especially in a rural suburban setting. The bold handwritten lettering, made with markers, emphasizes the Do It Yourself approach, although in different styles.
The former is edgy, the letters shape the message which is strong, bursting out, the latter has softer lines, because ­­ – according to an early organizer of the festival – there was a risk that too hard and gothic shapes would recall the iron cross, a military decoration adopted by Nazi Germany that would have brought with it an aesthetic universe which festival organizers firmly chose to avoid.

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A numbered series of coasters by Berliner Kindl with a different illustration and different messages printed on the back.
The brand goes back to the brewery in Rixdorf, (which is present day Neukölln), which was founded in 1872 a group of eight Germans got together to create a brewery club. The beer was named “Berliner Kindl” in reference to the Kindl (Bavarian dialect for “Kind” or child) on Munich’s coat of arms.
Gaining popularity, thebrewery held a competition in 1907 to create a trademark symbol. Georg Räder, an artist from Berlin’s Schöneberg district, won the design competition. The “golden boy” in the beer stein proved to be a highly effective advertisement and quickly became the trademark of Berlin’s best-known brewery.
In order to hype their beer, Berliner Kindl started marketing campaigns to advertise to their loyal imbibers and coasters were great advertising vehicles. These coasters are made of pressed paper or cardboard and are generally 3 - 5 inches across.The technique used is letterpress printed. Due to the mass-production, the amount of detail in the illustration is minimal. They are reduced to their most essential parts, simplifying both the number of colors used, only blue, black and yellow.

Based on patterns with dots and lines, different in size or in spacing, the style belongs to the world of comics and winks at the pop artist Roy Lichtenstein.

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Vladimir Peric is a Serbian artist, graphic and multimedia designer born in Zemun in 1962. Part of a Serbian Art Directors Club, he is active in the art scene since early 80’s.
He studied at University of Applied Arts in Belgrade, where he is currently teaching Photography. From 1986 to 1994 he exibited under pseudonim “Talent”. During these years he had 19 solo exibitions and 47 collective exibitions. From 1996 to 2006 he exibited as a member of the art group called Talent Factory, with 20 solo exibitions and 69 collective exibitions. From 2006 to 2016 he worked on a project called Childhood Museum.
His works are published in Domus, How, Graphics International, Blue, European Photography, Kvadrat, Eterna, Rec, New Moment, Remont Art Magazine, Art Fama. Peric has developed an particular interest catalogation, sistematization and re interpratation of everyday objects, discarded materials, vintage photographies and other phisical manufacts. The FeO2 font is made collecting objects based on their shapes to form letters, numbers and punctualization marks.
Every letter is made by one body object, whitch is not assembled but formed thru casuality or merged into one body by the natural deterioration. The starting idea was to have enough variety per every letter to be able to form a page of text where no one letter is the same. The font was created between 1991 and 2001. In this period Peric daily visited waste sites and flea markets to find the objects that can compose the font.
Every object is minimally cleaned with air pressure pistol and later photographed and cataloglogized. Every gliph has several variations and some gliphs are more numerous than others.
Steven Heller and Mirko Ilic pubblished Peric in the book “Icons of Graphic Design” and in 1997 David Carson used the FeO2 font for the creation of the Domus magazine cover.

In 1976, “Civita Castellana Produce”, a magazine showcasing the production of the Centro Ceramiche, was published. It went beyond a simple catalog, featuring articles on the artistic and economic history of the Centro Ceramiche, postcards for purchasing specific factory’s sanitary ware, product diagrams, and maps indicating factory locations. The magazine gained national success and at- tracted interest from the Middle Eastern market, leading to the crea- tion of an Arabic insert. However, the magazine’s editor left the pro- ject, and it ceased publication after three issues.
Photos played a crucial role in convincing clients to choose specific products. The magazine presented powerful and colorful images that surpassed previous ones, featuring simple product pho- tos as well as structured presentations of bathroom settings. Some standout compositions include the bold pages of Ceramica Facis, where sanitary ware elements were arranged to compose flowers on a bright lawn, accompanied by the slogan “Facis brings spring to your bathroom.” Other factories like Simcaand Vincenti used compositions that had a direct connection to their names, such as superimposing sanitary ware on Greco-Roman female silhouettes or juxtaposing elegant sinks with temple ruins, respectively. Mani- fattura Ceramica Venus showcased the Diana Series and Globus Series through double exposure of nature and objects, creating a visually engaging effect.
Civita Castellana’s ceramic industry had a global commer- cial presence, but its internal approach to visual communication was straightforward. Unlike their counterparts in northern Italy, who connected industrial products with visual communication through art directors and graphic designers, Civita Castellana relied on typographers and ceramic artists for printing, photography, and brand creation.

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“Il libro delle tredici novelle” by Teo Da Sepino, a Molise writer and innovator of the educational fairy tale genre, is a collection of children’s novels produced by the typography “Officine grafiche A. De Robertis” in 1955. The author of the visual layout was a print composer who worked within the typography at the time, but whose name is unknown. The illustrations were made by Bruno Caluri, a Livornese painter who was active in Italy in the first half of the 20th century with his numerous etchings, printed with the xylographic technique. Titles, texts and all typographic elements were printed with the letterpress technique. Teo Da Sepino was the first author to create triangular books. During the Fascist regime, minister Dino Alfieri banned the pubblication of books in that shape, as only the rectangular or square one was commonly accepted.
Several references to the Futurist movement can be seen in this publishing project. The peculiar triangular shape, which moves away from the linear logic of previous works, becoming part of an artistic experimentation that broke the canons and traditions of typography and publishing through processes such as those experimented by artists like Bruno Munari (the tin book “L’Anguria Lirica”) and Depero (“Il libro imbullonato”).
The desire to create a product with a playful and interactive aspect can be inferred, as the form itself makes the perception of the product like a toy.
At the graphic level, it can be seen that the intention to make the image and text of the cover interact led the author to draw the title (based on Guido Modiano’s Ciclope typeface) making it part of the illustration.
Another relevant element of this project lies in the combined and harmonious use of different typographic styles, as can be seen in one of the pictures in which 3 typefaces are used for the composition of the same title.
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“La Luna, giornale umoristico e di teatri” (The Moon, humor and theater newspaper), is one of the most irreverent satirical newspapers of the nineteenth century, was founded in Turin in 1881 by piedmontese artist, cartoonist and caricaturist Giorgio Ansaldi (1844-1922), one of the most important Italian illustrators of the Belle Epoque period. The newspaper took a sarcastic look at the political and social life of the time, particularly the world of salons, fashion, sports, and theater. The newspaper’s gaze is aimed at a male audience and supports a masculinist narrative of women, the main subject around which the cartoons revolve.
The woman, the main subject the cartoons dealt with, was mocked and sometimes virilized to jeer the emancipationist and suffragist battles that saw the early 20th century woman in a completely new style, in masculine clothes, smoking cigarettes and no longer in homely contexts. If in the second half of the 19th century the caricature on women is good- natured and aims to highlight female virtues, with the arrival of the new century the timbre becomes more acrid, with the intention of sneering the “fairer sex”.

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“Il libro delle tredici novelle” by Teo Da Sepino, a Molise writer and innovator of the educational fairy tale genre, is a collection of children’s novels produced by the typography “Officine grafiche A. De Robertis” in 1955. The author of the visual layout was a print composer who worked within the typography at the time, but whose name is unknown. The illustrations were made by Bruno Caluri, a Livornese painter who was active in Italy in the first half of the 20th century with his numerous etchings, printed with the xylographic technique. Titles, texts and all typographic elements were printed with the letterpress technique. Teo Da Sepino was the first author to create triangular books. During the Fascist regime, minister Dino Alfieri banned the pubblication of books in that shape, as only the rectangular or square one was commonly accepted.
Several references to the Futurist movement can be seen in this publishing project. The peculiar triangular shape, which moves away from the linear logic of previous works, becoming part of an artistic experimentation that broke the canons and traditions of typography and publishing through processes such as those experimented by artists like Bruno Munari (the tin book “L’Anguria Lirica”) and Depero (“Il libro imbullonato”).
The desire to create a product with a playful and interactive aspect can be inferred, as the form itself makes the perception of the product like a toy.
At the graphic level, it can be seen that the intention to make the image and text of the cover interact led the author to draw the title (based on Guido Modiano’s Ciclope typeface) making it part of the illustration.
Another relevant element of this project lies in the combined and harmonious use of different typographic styles, as can be seen in one of the pictures in which 3 typefaces are used for the composition of the same title.
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This is an advertising poster for the Italian aperitif Chinol. The liquor brand was born thanks to Giovanni Dalle Molle (1874-1938). He was the owner of the Milanese Crystall Acque Gazzose, and began to take his first steps in the liquor business in Padua where he ran a small bar. Here, toward the end of World War I, he produced China Americana, a mix of cinchona, distillates and grappa that proved most effective in fighting Spanish fever.
On April 18, 1921, he founded with his partner Antonio Smania a distillery for the production of Chinol, advertised as “the only natural aperitif” produced with special cinchona calissaia bark, Chinese rhubarb and other aromatic medicinal herbs, also recommended in the treatment of malarial diseases, stomach weakness, inappetence, poor digestion and nervous suffering.
The billboard was made by Enzo Forlivesi Montanari, also known as Araca. He was reputed in the international arena as a valuable artist. He was born in Santiago in 1898 and he died in Milan in 1989. Araca trained in Paris at the Grande Chaumière Academy. Then he was hired by the Dorland graphic factory; later he landed at the famous Maison Vercasson dealing among the others with advertising for Mobiloil. In 1933 He moved to Milan and began working for Arti Grafiche Baroni and for the Bernardi firm, also doing business on his own as both an advertising and design studio. His most famous posters are those for the Milan Fair (1930), for the Padua Fair (1931) and for the Fiera di Levante in Bari (1931). At French publishers he executed numerous successful advertisements signing with his own surname. Instead, in Italy he signed with the Spanish pseudonym of “Araca” (Italian interjection: “perbacco!” similar to the English one: “my word/goodness!”) as he could not use his own name for contractual reasons with French printers.

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Duilio Cambellotti, as a graphic designer for the Greek festivals, played a fundamental role in promoting and presenting these important theatrical events. The Greek festivals celebrate ancient Greek drama, particularly the tragedies of Aeschylus, Sophocles, and Euripides, and often take place in historical locations such as the magnificent Greek Theater of Syracuse.
In his role as a graphic designer, Cambellotti was responsible for creating visual materials that effectively conveyed the themes and atmosphere of the Greek festivals. This included designing posters, flyers, program brochures, and other promotional materials.
Through his drawings and illustrations, Cambellotti captured the dramatic essence and intensity of the Greek tragedies. His distinctive style and technical mastery allowed him to portray mythological characters, heroes, and key events in an engaging manner. His works conveyed the grandeur of the stories and instilled a sense of anticipation and curiosity in the audience.
Additionally, Cambellotti was also involved in designing the stage sets and costumes for the Greek festivals. His deep knowledge of Greek art and architecture enabled him to create authentic and evocative settings. His designs for stage sets and costumes were carefully crafted to reflect the style and era of ancient Greece, bringing an element of authenticity and realism to the theatrical performances.
Cambellotti's work as a graphic designer for the Greek festivals contributed to creating a complete and immersive theatrical experience for the audience. His visual artworks made the atmosphere of ancient Greece tangible and rekindled interest in classical drama. Thanks to his artistic talent and ability to visually interpret theatrical texts, Cambellotti played a significant role in promoting and preserving the legacy of Greek theater, enriching the festivals with his artistic brilliance.

Edina Altara (Sassari, 1898 – Lanusei, 1983) was a painter, illustrator and designer from Sardinia, extremely known in the fashion industry as well as in the illustration one.
She started her artistic career as self- taught at a very young age, feeding a great curiosity for paper art carving, fabric's cut and colors used to create local Sardinian artisans.
In her illustrations Edina will mark an idea of bearing and elegance. Her style initially inspired by art deco, turns into illustrations with a more pictorial sense with a great use of color, with sinuous and soft lines.
Fashion will be the center of her activity in the 40s especially thanks to the collaboration with various magazines of the time like "Per voi Signora" (1932).
"Per Voi Signora" was a monthly magazine established in 1932 initially named “Per voi signora, per i vostri ricami e la vostra casa”, directed by Angelo Vergani. The magazine was offering drawings, photographs and modellings schemes for knitting and crochet embroidery and for linen and clothing. In 1935, directed by of Mario Soresina, it changed title to "Rivista di moda, ricamo e lavori femminili" for an exclusively Italian autarkic fashion.

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The poster here presented has a great value for the city of Catania in that it is difficult to trace graphic designers who worked in the city until a few decades ago. As a result of an interview with the author of the poster, as well as the director of the show and director of the Piccolo Teatro, we were able to get some elucidation to answer why there where multiple graphic editions of the show “Augusto Augusto Augusto.” In particular, the research focused on the 1970 poster.
The poster has a strong visual and communicative impact. Augustus’ name is repeated three times, as this man is: subject, attribute and attribute of the subject, remarking the fact that the protagonist of the comedytragedy makes himself three times a victim of power. Within the central circle, representative of the circus ring, the figure of Augustus, a clown bent in two and crossed by the name of the play “ Augusto Augusto Augusto”, go to make up the first swastika. The second, more obvious, is composed of the names of the play’s collaborators through a studied typographic composition.
The comedy-tragedy has as its protagonist Augusto, a humble clown who tries to become director of the circus, but his desire is strongly mocked by those in the circus who hold the power.
The story of Augustus assumes several interpretations:
In one scene, the recent invasion of Czechoslovakia by So- viet tanks, makes us see in Augustus the symbol of the Czechoslovak people crushed in their search for freedom. Another interpretation, always linked to the historical period in which the neo-Nazi movements were reborn in an alar- ming way, as a perennial threat to the most genuine human values, Augustus becomes the symbol of the peaceful man, helpless in the face of oppression and violence, who as still noble values such as freedom and justice.
The reason for the swastika is intrinsic to the metaphor of Augustus. The author Gianni Salvo explains,” The poster is a metaphor for a stifled dream and the violence of power.

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This selection of posters, taken from a larger series, was designed by Salesian coadjutor Ambrogio Colombo, in the period from around 1953 to 1956.
Colombo was born around 1934 and became a Salesian coadjutor in 1950. From 1950 to 1953 he attended the magistero (the studies that coadjutors followed at the time) in the graphics sector at Colle Don Bosco (Asti), the birthplace of St John Bosco, the founder of the Salesians. At least until 1956 he then worked at Colle as a graphic designer, carrying out various jobs for Elledici (then spelled Elle di Ci), the publishing house founded in 1941 on the initiative of Don Pietro Ricaldone, then Rector Major of the Salesian Congregation. Today, Elledici is a leader in the field of catechesis, the teaching of the Catholic religion, education and evangelisation, focusing in particular on young people and their educators according to the spirit and teachings of Don Bosco.
After the years spent at Colle, Colombo returned to his native Milan, probably to the Institute in via Copernico. However, within some time he left the Salesian Congregation and opened his own graphic design studio in the city. Colombo was also the author of textbooks in the field of graphics and illustration, full of examples and useful experiments that stimulated new research and applications.
The dissemination of the ‘good press’ (meaning books capable of enhancing virtues, morals and the teachings of righteous doctrine for the good of souls) has always been a pivotal theme in the work of St. John Bosco, who worked from the outset to equip a printing press, also a pretext for giving employment to boys who had fallen into the underworld. In the Salesian world, the aspect of printing and graphic design has therefore deepened over the years, to the point of having state-of-the-art equipment and high-level professionals trained in their dedicated school.

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The poster here presented has a great value for the city of Catania in that it is difficult to trace graphic designers who worked in the city until a few decades ago. As a result of an interview with the author of the poster, as well as the director of the show and director of the Piccolo Teatro, we were able to get some elucidation to answer why there where multiple graphic editions of the show “Augusto Augusto Augusto.” In particular, the research focused on the 1970 poster.
The poster has a strong visual and communicative impact. Augustus’ name is repeated three times, as this man is: subject, attribute and attribute of the subject, remarking the fact that the protagonist of the comedytragedy makes himself three times a victim of power. Within the central circle, representative of the circus ring, the figure of Augustus, a clown bent in two and crossed by the name of the play “ Augusto Augusto Augusto”, go to make up the first swastika. The second, more obvious, is composed of the names of the play’s collaborators through a studied typographic composition.
The comedy-tragedy has as its protagonist Augusto, a humble clown who tries to become director of the circus, but his desire is strongly mocked by those in the circus who hold the power.
The story of Augustus assumes several interpretations:
In one scene, the recent invasion of Czechoslovakia by So- viet tanks, makes us see in Augustus the symbol of the Czechoslovak people crushed in their search for freedom. Another interpretation, always linked to the historical period in which the neo-Nazi movements were reborn in an alar- ming way, as a perennial threat to the most genuine human values, Augustus becomes the symbol of the peaceful man, helpless in the face of oppression and violence, who as still noble values such as freedom and justice.
The reason for the swastika is intrinsic to the metaphor of Augustus. The author Gianni Salvo explains,” The poster is a metaphor for a stifled dream and the violence of power.

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2

Modulo
Storia del Graphic design.
Introduzione
Quando comincia la “Storia del Graphic Design”?
Cosa vuol dire “Storia del Graphic Design”?
Da chi è stata scritta finora la “Storia del Graphic Design”?
Chi è stato privilegiato finora e chi è stato tagliato fuori?
A partire da questi interrogativi il corso di “Storia del Graphic Design” proverà a indagare l’evoluzione della comunicazione visiva nel corso dei secoli passati provando a sollevare dubbi e a offrire chiavi di lettura differenti rispetto al racconto canonico della professione del graphic designer. In più il corso proverà a raccontare costantemente il contesto entro cui hanno vissuto gli elaborati e le biografie dei progettisti analizzati in modo da mettere a fuoco di volta in volta i differenti attori all’interno della costruzione della comunicazione: gli autori, gli elaborati, il pubblico.
Il corso sarà costantemente mescolato tra contenuti presentati dal docente e ricerche condivise dagli studenti in modo da rendere la storia una pratica concreta, collettiva e in costante dialogo.
Periodo
08/04/2023 - 29/04/2023
Luogo
Online
Docente
Michele Galluzzo
Dopo una laurea in Scienze della comunicazione presso l'Università del Salento e un master presso l'ISIA di Urbino, nel 2018 ha completato il dottorato in Scienze del Design presso lo IUAV di Venezia. Da ottobre 2020 è RTD presso la Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano.
Dall'autunno 2019 cura il progetto @logo_irl, indagando la storia sociale dei loghi, e nel 2020 ha fondato – insieme a Franziska Weitgruber – il duo di design / ricerca Fantasia Type.

Come rappresentare una regione complessa e sfuggente, facile preda di pregiudizi, come la Calabria?
In questo progetto si cerca di fare leva sui preconcetti associati alla regione Calabria usando come riferimento il titolo del quotidiano “Libero”: “Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay”.
I due fatti messi a confronto inducono chi legge a cercare un nesso di causalità, cadendo nella fallacia cognitiva.
Con lo stesso spirito abbiamo reinterpretato l’accostamento di trend e dati per distorcere l'informazione e generare correlazioni fallaci - manipolando il fenomeno a sostegno della propria narrazione e utilizzato lo stesso meccanismo come provocazione, per ribaltare la lettura e mettere in luce dati rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, schiacciandoli in un quadro nonsense.
Per rappresentare formalmente questi dati opposti, ci siamo ispirati all’effetto “Kiki e Bouba” che consiste in una mappatura del suono, le parole e la pronuncia di esse, e la loro possibile traduzione in forma visiva.
Il motivo per cui si verificherebbe l’effetto bouba/kiki si può spiegare analizzando i processi cerebrali che portano ad associare un suono a una determinata immagine, nella fattispecie le connessioni sensoriali in aree diverse del cervello: quella motoria e quella sensitiva. In altre parole quando vediamo un’immagine, spigolosa o tonda che sia, il nostro cervello la associa a parole che quando vengono pronunciate fanno prendere alla bocca una forma più chiusa e tesa oppure più rotonda e aperta. Viceversa quando pronunciamo la parola Kiki o la parola Bouba sia il movimento della bocca che il suono emesso per pronunciare le due parole assumono una connotazione più veloce e stretta da una parte, e rotonda e aperta dall’ altra. Tale associazione sarebbe da ricondurre anche al modo in cui vengono scritte queste due parole ove le K trasmettono un risultato più affilato e la B o la O, al contrario, risultano più morbide.
Secondo questa teoria abbiamo associato i dati più impattanti - rappresentativi di una crescita - alla forma di Kiki; i dati rappresentativi di una diminuzione a contrasto, alla forma di Bouba.

Come rappresentare una regione complessa e sfuggente, facile preda di pregiudizi, come la Calabria?
In questo progetto si cerca di fare leva sui preconcetti associati alla regione Calabria usando come riferimento il titolo del quotidiano “Libero”: “Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay”.
I due fatti messi a confronto inducono chi legge a cercare un nesso di causalità, cadendo nella fallacia cognitiva.
Con lo stesso spirito abbiamo reinterpretato l’accostamento di trend e dati per distorcere l'informazione e generare correlazioni fallaci - manipolando il fenomeno a sostegno della propria narrazione e utilizzato lo stesso meccanismo come provocazione, per ribaltare la lettura e mettere in luce dati rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, schiacciandoli in un quadro nonsense.
Per rappresentare formalmente questi dati opposti, ci siamo ispirati all’effetto “Kiki e Bouba” che consiste in una mappatura del suono, le parole e la pronuncia di esse, e la loro possibile traduzione in forma visiva.
Il motivo per cui si verificherebbe l’effetto bouba/kiki si può spiegare analizzando i processi cerebrali che portano ad associare un suono a una determinata immagine, nella fattispecie le connessioni sensoriali in aree diverse del cervello: quella motoria e quella sensitiva. In altre parole quando vediamo un’immagine, spigolosa o tonda che sia, il nostro cervello la associa a parole che quando vengono pronunciate fanno prendere alla bocca una forma più chiusa e tesa oppure più rotonda e aperta. Viceversa quando pronunciamo la parola Kiki o la parola Bouba sia il movimento della bocca che il suono emesso per pronunciare le due parole assumono una connotazione più veloce e stretta da una parte, e rotonda e aperta dall’ altra. Tale associazione sarebbe da ricondurre anche al modo in cui vengono scritte queste due parole ove le K trasmettono un risultato più affilato e la B o la O, al contrario, risultano più morbide.
Secondo questa teoria abbiamo associato i dati più impattanti - rappresentativi di una crescita - alla forma di Kiki; i dati rappresentativi di una diminuzione a contrasto, alla forma di Bouba.

Tutte le località della Calabria hanno le loro pietre che nascondono favolosi tesori, custoditi dal diavolo, da serpenti o da esseri demoniaci che richiedono sacrifici, con esiti a volte cruenti, legati al tentativo di impossessarsene. La mappa delle pietre e dei tesori nascosti, delle leggende che li circondano, richiederebbe un grande atlante. Quasi come quello dei bisogni e dei desideri, dei sogni e delle paure.[...]
Il Senso dei Luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Prof. Vito Teti, antropologo dell’Università della Calabria.
Ogni territorio porta con se un bagaglio di cultura dei popoli. L’antropizzazione è ciò che, assieme alla morfologia del paesaggio, determina l’identità di un luogo.
I segni del passaggio dell’uomo, tuttavia, non sono solo composti da materia che si plasma, ma anche frutto di qualcosa che va oltre, trascende l’orizzonte e attinge nei miti, nelle leggende, nelle credenze, nella religione la sua linfa.
Storie di fate, di diavoli e Santi, di tesori, malefici, riti propiziatori, ricorrono in forme diverse nei differenti luoghi di abitazione dell’uomo. Ecco che riemergono dal passa- to e acquistano una nuova vita. Esse sono ricontestualizzate in un mondo che affronta differenti problematiche, ma che si rende conto che con le proprie forze non può vin- cere ogni ostacolo. I racconti ritornano at- tuali e diventano un mezzo utile per far me- moria di chi sia l’uomo, di come l’incertezza del futuro sia sempre stata una questione calda e si sa: mal comune mezzo gaudio.
Per ogni territorio preso in esame sono stati identificati i simboli che emergono dai racconti delle leggende popolari, ricreando un abecedario in grado di veicolare un nuovo lessico che va oltre le parole.

Tutte le località della Calabria hanno le loro pietre che nascondono favolosi tesori, custoditi dal diavolo, da serpenti o da esseri demoniaci che richiedono sacrifici, con esiti a volte cruenti, legati al tentativo di impossessarsene. La mappa delle pietre e dei tesori nascosti, delle leggende che li circondano, richiederebbe un grande atlante. Quasi come quello dei bisogni e dei desideri, dei sogni e delle paure.[...]
Il Senso dei Luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Prof. Vito Teti, antropologo dell’Università della Calabria.
Ogni territorio porta con se un bagaglio di cultura dei popoli. L’antropizzazione è ciò che, assieme alla morfologia del paesaggio, determina l’identità di un luogo.
I segni del passaggio dell’uomo, tuttavia, non sono solo composti da materia che si plasma, ma anche frutto di qualcosa che va oltre, trascende l’orizzonte e attinge nei miti, nelle leggende, nelle credenze, nella religione la sua linfa.
Storie di fate, di diavoli e Santi, di tesori, malefici, riti propiziatori, ricorrono in forme diverse nei differenti luoghi di abitazione dell’uomo. Ecco che riemergono dal passa- to e acquistano una nuova vita. Esse sono ricontestualizzate in un mondo che affronta differenti problematiche, ma che si rende conto che con le proprie forze non può vin- cere ogni ostacolo. I racconti ritornano at- tuali e diventano un mezzo utile per far me- moria di chi sia l’uomo, di come l’incertezza del futuro sia sempre stata una questione calda e si sa: mal comune mezzo gaudio.
Per ogni territorio preso in esame sono stati identificati i simboli che emergono dai racconti delle leggende popolari, ricreando un abecedario in grado di veicolare un nuovo lessico che va oltre le parole.

“Ogni uomo dovrebbe essere fiero della propria appartenenza ad un gruppo etnico assurto alla dignità di popolo; ed ogni popolo, con altrettanta fierezza, dovrebbe difendere la propria identità culturale; affinché di essa, alle generazioni venture, rimanga indelebile orma nei manufatti, nelle tradizioni, nella poesia, nella musica e nel canto.” -Giovanni Favasuli
Nei versi di Favasuli, si percepisce un invito profondo ad abbracciare e conoscere l'anima calabrese, a lasciarsi rapire dalla sua bellezza. È un richiamo a non dimenticare mai la forza e la dignità di una cultura che sopravvive nel cuore dei suoi abitanti, anche quando sembra nascondersi, ammucciarsi, dal mondo esterno tra le loro montagne e il loro mare.
‘Mmucciatu, Parola che risuona come un richiamo profondo nel cuore dei calabresi, come un eco che risuona nell'anima stessa del territorio. Questo concetto è enfatizzato dalle macchie che divorano e celano i contorni della tipografia, rappresentando la varietà del paesaggio calabrese visto dall'alto.
La parola ‘Mmucciatu è tessuta sua un plaid, simbolo tangibile del concetto di nascondersi e diventa una dichiarazione stessa di identità.

La Tarantella è una danza popolare italiana diffusa in tutto il sud l'Italia, dove assume innumerevoli varianti, uniche e caratterizzanti a seconda delle regioni e delle occasioni in cui viene danzata.
In Calabria è spesso eseguita durante matrimoni, feste e celebrazioni speciali: i ballerini che la eseguono si muovono con energia, volteggiando e alternando passi leggeri e salti, come in un intreccio di ritmi, intenzioni ed emozioni senza tempo.
"Ispirati dalla visione del ballo della tarantella dall'alto, abbiamo creato icone che rappresentano le posizioni e i movimenti chiave della danza."

La Tarantella è una danza popolare italiana diffusa in tutto il sud l'Italia, dove assume innumerevoli varianti, uniche e caratterizzanti a seconda delle regioni e delle occasioni in cui viene danzata.
In Calabria è spesso eseguita durante matrimoni, feste e celebrazioni speciali: i ballerini che la eseguono si muovono con energia, volteggiando e alternando passi leggeri e salti, come in un intreccio di ritmi, intenzioni ed emozioni senza tempo.
"Ispirati dalla visione del ballo della tarantella dall'alto, abbiamo creato icone che rappresentano le posizioni e i movimenti chiave della danza."

“Ogni uomo dovrebbe essere fiero della propria appartenenza ad un gruppo etnico assurto alla dignità di popolo; ed ogni popolo, con altrettanta fierezza, dovrebbe difendere la propria identità culturale; affinché di essa, alle generazioni venture, rimanga indelebile orma nei manufatti, nelle tradizioni, nella poesia, nella musica e nel canto.” -Giovanni Favasuli
Nei versi di Favasuli, si percepisce un invito profondo ad abbracciare e conoscere l'anima calabrese, a lasciarsi rapire dalla sua bellezza. È un richiamo a non dimenticare mai la forza e la dignità di una cultura che sopravvive nel cuore dei suoi abitanti, anche quando sembra nascondersi, ammucciarsi, dal mondo esterno tra le loro montagne e il loro mare.
‘Mmucciatu, Parola che risuona come un richiamo profondo nel cuore dei calabresi, come un eco che risuona nell'anima stessa del territorio. Questo concetto è enfatizzato dalle macchie che divorano e celano i contorni della tipografia, rappresentando la varietà del paesaggio calabrese visto dall'alto.
La parola ‘Mmucciatu è tessuta sua un plaid, simbolo tangibile del concetto di nascondersi e diventa una dichiarazione stessa di identità.

“Ogni uomo dovrebbe essere fiero della propria appartenenza ad un gruppo etnico assurto alla dignità di popolo; ed ogni popolo, con altrettanta fierezza, dovrebbe difendere la propria identità culturale; affinché di essa, alle generazioni venture, rimanga indelebile orma nei manufatti, nelle tradizioni, nella poesia, nella musica e nel canto.” -Giovanni Favasuli
Nei versi di Favasuli, si percepisce un invito profondo ad abbracciare e conoscere l'anima calabrese, a lasciarsi rapire dalla sua bellezza. È un richiamo a non dimenticare mai la forza e la dignità di una cultura che sopravvive nel cuore dei suoi abitanti, anche quando sembra nascondersi, ammucciarsi, dal mondo esterno tra le loro montagne e il loro mare.
‘Mmucciatu, Parola che risuona come un richiamo profondo nel cuore dei calabresi, come un eco che risuona nell'anima stessa del territorio. Questo concetto è enfatizzato dalle macchie che divorano e celano i contorni della tipografia, rappresentando la varietà del paesaggio calabrese visto dall'alto.
La parola ‘Mmucciatu è tessuta sua un plaid, simbolo tangibile del concetto di nascondersi e diventa una dichiarazione stessa di identità.

La Tarantella è una danza popolare italiana diffusa in tutto il sud l'Italia, dove assume innumerevoli varianti, uniche e caratterizzanti a seconda delle regioni e delle occasioni in cui viene danzata.
In Calabria è spesso eseguita durante matrimoni, feste e celebrazioni speciali: i ballerini che la eseguono si muovono con energia, volteggiando e alternando passi leggeri e salti, come in un intreccio di ritmi, intenzioni ed emozioni senza tempo.
"Ispirati dalla visione del ballo della tarantella dall'alto, abbiamo creato icone che rappresentano le posizioni e i movimenti chiave della danza."

Come rappresentare una regione complessa e sfuggente, facile preda di pregiudizi, come la Calabria?
In questo progetto si cerca di fare leva sui preconcetti associati alla regione Calabria usando come riferimento il titolo del quotidiano “Libero”: “Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay”.
I due fatti messi a confronto inducono chi legge a cercare un nesso di causalità, cadendo nella fallacia cognitiva.
Con lo stesso spirito abbiamo reinterpretato l’accostamento di trend e dati per distorcere l'informazione e generare correlazioni fallaci - manipolando il fenomeno a sostegno della propria narrazione e utilizzato lo stesso meccanismo come provocazione, per ribaltare la lettura e mettere in luce dati rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, schiacciandoli in un quadro nonsense.
Per rappresentare formalmente questi dati opposti, ci siamo ispirati all’effetto “Kiki e Bouba” che consiste in una mappatura del suono, le parole e la pronuncia di esse, e la loro possibile traduzione in forma visiva.
Il motivo per cui si verificherebbe l’effetto bouba/kiki si può spiegare analizzando i processi cerebrali che portano ad associare un suono a una determinata immagine, nella fattispecie le connessioni sensoriali in aree diverse del cervello: quella motoria e quella sensitiva. In altre parole quando vediamo un’immagine, spigolosa o tonda che sia, il nostro cervello la associa a parole che quando vengono pronunciate fanno prendere alla bocca una forma più chiusa e tesa oppure più rotonda e aperta. Viceversa quando pronunciamo la parola Kiki o la parola Bouba sia il movimento della bocca che il suono emesso per pronunciare le due parole assumono una connotazione più veloce e stretta da una parte, e rotonda e aperta dall’ altra. Tale associazione sarebbe da ricondurre anche al modo in cui vengono scritte queste due parole ove le K trasmettono un risultato più affilato e la B o la O, al contrario, risultano più morbide.
Secondo questa teoria abbiamo associato i dati più impattanti - rappresentativi di una crescita - alla forma di Kiki; i dati rappresentativi di una diminuzione a contrasto, alla forma di Bouba.

Come rappresentare una regione complessa e sfuggente, facile preda di pregiudizi, come la Calabria?
In questo progetto si cerca di fare leva sui preconcetti associati alla regione Calabria usando come riferimento il titolo del quotidiano “Libero”: “Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay”.
I due fatti messi a confronto inducono chi legge a cercare un nesso di causalità, cadendo nella fallacia cognitiva.
Con lo stesso spirito abbiamo reinterpretato l’accostamento di trend e dati per distorcere l'informazione e generare correlazioni fallaci - manipolando il fenomeno a sostegno della propria narrazione e utilizzato lo stesso meccanismo come provocazione, per ribaltare la lettura e mettere in luce dati rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, schiacciandoli in un quadro nonsense.
Per rappresentare formalmente questi dati opposti, ci siamo ispirati all’effetto “Kiki e Bouba” che consiste in una mappatura del suono, le parole e la pronuncia di esse, e la loro possibile traduzione in forma visiva.
Il motivo per cui si verificherebbe l’effetto bouba/kiki si può spiegare analizzando i processi cerebrali che portano ad associare un suono a una determinata immagine, nella fattispecie le connessioni sensoriali in aree diverse del cervello: quella motoria e quella sensitiva. In altre parole quando vediamo un’immagine, spigolosa o tonda che sia, il nostro cervello la associa a parole che quando vengono pronunciate fanno prendere alla bocca una forma più chiusa e tesa oppure più rotonda e aperta. Viceversa quando pronunciamo la parola Kiki o la parola Bouba sia il movimento della bocca che il suono emesso per pronunciare le due parole assumono una connotazione più veloce e stretta da una parte, e rotonda e aperta dall’ altra. Tale associazione sarebbe da ricondurre anche al modo in cui vengono scritte queste due parole ove le K trasmettono un risultato più affilato e la B o la O, al contrario, risultano più morbide.
Secondo questa teoria abbiamo associato i dati più impattanti - rappresentativi di una crescita - alla forma di Kiki; i dati rappresentativi di una diminuzione a contrasto, alla forma di Bouba.

Come rappresentare una regione complessa e sfuggente, facile preda di pregiudizi, come la Calabria?
In questo progetto si cerca di fare leva sui preconcetti associati alla regione Calabria usando come riferimento il titolo del quotidiano “Libero”: “Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay”.
I due fatti messi a confronto inducono chi legge a cercare un nesso di causalità, cadendo nella fallacia cognitiva.
Con lo stesso spirito abbiamo reinterpretato l’accostamento di trend e dati per distorcere l'informazione e generare correlazioni fallaci - manipolando il fenomeno a sostegno della propria narrazione e utilizzato lo stesso meccanismo come provocazione, per ribaltare la lettura e mettere in luce dati rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, schiacciandoli in un quadro nonsense.
Per rappresentare formalmente questi dati opposti, ci siamo ispirati all’effetto “Kiki e Bouba” che consiste in una mappatura del suono, le parole e la pronuncia di esse, e la loro possibile traduzione in forma visiva.
Il motivo per cui si verificherebbe l’effetto bouba/kiki si può spiegare analizzando i processi cerebrali che portano ad associare un suono a una determinata immagine, nella fattispecie le connessioni sensoriali in aree diverse del cervello: quella motoria e quella sensitiva. In altre parole quando vediamo un’immagine, spigolosa o tonda che sia, il nostro cervello la associa a parole che quando vengono pronunciate fanno prendere alla bocca una forma più chiusa e tesa oppure più rotonda e aperta. Viceversa quando pronunciamo la parola Kiki o la parola Bouba sia il movimento della bocca che il suono emesso per pronunciare le due parole assumono una connotazione più veloce e stretta da una parte, e rotonda e aperta dall’ altra. Tale associazione sarebbe da ricondurre anche al modo in cui vengono scritte queste due parole ove le K trasmettono un risultato più affilato e la B o la O, al contrario, risultano più morbide.
Secondo questa teoria abbiamo associato i dati più impattanti - rappresentativi di una crescita - alla forma di Kiki; i dati rappresentativi di una diminuzione a contrasto, alla forma di Bouba.

La Tarantella è una danza popolare italiana diffusa in tutto il sud l'Italia, dove assume innumerevoli varianti, uniche e caratterizzanti a seconda delle regioni e delle occasioni in cui viene danzata.
In Calabria è spesso eseguita durante matrimoni, feste e celebrazioni speciali: i ballerini che la eseguono si muovono con energia, volteggiando e alternando passi leggeri e salti, come in un intreccio di ritmi, intenzioni ed emozioni senza tempo.
"Ispirati dalla visione del ballo della tarantella dall'alto, abbiamo creato icone che rappresentano le posizioni e i movimenti chiave della danza."

“Ogni uomo dovrebbe essere fiero della propria appartenenza ad un gruppo etnico assurto alla dignità di popolo; ed ogni popolo, con altrettanta fierezza, dovrebbe difendere la propria identità culturale; affinché di essa, alle generazioni venture, rimanga indelebile orma nei manufatti, nelle tradizioni, nella poesia, nella musica e nel canto.” -Giovanni Favasuli
Nei versi di Favasuli, si percepisce un invito profondo ad abbracciare e conoscere l'anima calabrese, a lasciarsi rapire dalla sua bellezza. È un richiamo a non dimenticare mai la forza e la dignità di una cultura che sopravvive nel cuore dei suoi abitanti, anche quando sembra nascondersi, ammucciarsi, dal mondo esterno tra le loro montagne e il loro mare.
‘Mmucciatu, Parola che risuona come un richiamo profondo nel cuore dei calabresi, come un eco che risuona nell'anima stessa del territorio. Questo concetto è enfatizzato dalle macchie che divorano e celano i contorni della tipografia, rappresentando la varietà del paesaggio calabrese visto dall'alto.
La parola ‘Mmucciatu è tessuta sua un plaid, simbolo tangibile del concetto di nascondersi e diventa una dichiarazione stessa di identità.

Tutte le località della Calabria hanno le loro pietre che nascondono favolosi tesori, custoditi dal diavolo, da serpenti o da esseri demoniaci che richiedono sacrifici, con esiti a volte cruenti, legati al tentativo di impossessarsene. La mappa delle pietre e dei tesori nascosti, delle leggende che li circondano, richiederebbe un grande atlante. Quasi come quello dei bisogni e dei desideri, dei sogni e delle paure.[...]
Il Senso dei Luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Prof. Vito Teti, antropologo dell’Università della Calabria.
Ogni territorio porta con se un bagaglio di cultura dei popoli. L’antropizzazione è ciò che, assieme alla morfologia del paesaggio, determina l’identità di un luogo.
I segni del passaggio dell’uomo, tuttavia, non sono solo composti da materia che si plasma, ma anche frutto di qualcosa che va oltre, trascende l’orizzonte e attinge nei miti, nelle leggende, nelle credenze, nella religione la sua linfa.
Storie di fate, di diavoli e Santi, di tesori, malefici, riti propiziatori, ricorrono in forme diverse nei differenti luoghi di abitazione dell’uomo. Ecco che riemergono dal passa- to e acquistano una nuova vita. Esse sono ricontestualizzate in un mondo che affronta differenti problematiche, ma che si rende conto che con le proprie forze non può vin- cere ogni ostacolo. I racconti ritornano at- tuali e diventano un mezzo utile per far me- moria di chi sia l’uomo, di come l’incertezza del futuro sia sempre stata una questione calda e si sa: mal comune mezzo gaudio.
Per ogni territorio preso in esame sono stati identificati i simboli che emergono dai racconti delle leggende popolari, ricreando un abecedario in grado di veicolare un nuovo lessico che va oltre le parole.

Come rappresentare una regione complessa e sfuggente, facile preda di pregiudizi, come la Calabria?
In questo progetto si cerca di fare leva sui preconcetti associati alla regione Calabria usando come riferimento il titolo del quotidiano “Libero”: “Calano fatturato e PIL, ma aumentano i gay”.
I due fatti messi a confronto inducono chi legge a cercare un nesso di causalità, cadendo nella fallacia cognitiva.
Con lo stesso spirito abbiamo reinterpretato l’accostamento di trend e dati per distorcere l'informazione e generare correlazioni fallaci - manipolando il fenomeno a sostegno della propria narrazione e utilizzato lo stesso meccanismo come provocazione, per ribaltare la lettura e mettere in luce dati rilevanti dal punto di vista sociale e culturale, schiacciandoli in un quadro nonsense.
Per rappresentare formalmente questi dati opposti, ci siamo ispirati all’effetto “Kiki e Bouba” che consiste in una mappatura del suono, le parole e la pronuncia di esse, e la loro possibile traduzione in forma visiva.
Il motivo per cui si verificherebbe l’effetto bouba/kiki si può spiegare analizzando i processi cerebrali che portano ad associare un suono a una determinata immagine, nella fattispecie le connessioni sensoriali in aree diverse del cervello: quella motoria e quella sensitiva. In altre parole quando vediamo un’immagine, spigolosa o tonda che sia, il nostro cervello la associa a parole che quando vengono pronunciate fanno prendere alla bocca una forma più chiusa e tesa oppure più rotonda e aperta. Viceversa quando pronunciamo la parola Kiki o la parola Bouba sia il movimento della bocca che il suono emesso per pronunciare le due parole assumono una connotazione più veloce e stretta da una parte, e rotonda e aperta dall’ altra. Tale associazione sarebbe da ricondurre anche al modo in cui vengono scritte queste due parole ove le K trasmettono un risultato più affilato e la B o la O, al contrario, risultano più morbide.
Secondo questa teoria abbiamo associato i dati più impattanti - rappresentativi di una crescita - alla forma di Kiki; i dati rappresentativi di una diminuzione a contrasto, alla forma di Bouba.

La Tarantella è una danza popolare italiana diffusa in tutto il sud l'Italia, dove assume innumerevoli varianti, uniche e caratterizzanti a seconda delle regioni e delle occasioni in cui viene danzata.
In Calabria è spesso eseguita durante matrimoni, feste e celebrazioni speciali: i ballerini che la eseguono si muovono con energia, volteggiando e alternando passi leggeri e salti, come in un intreccio di ritmi, intenzioni ed emozioni senza tempo.
"Ispirati dalla visione del ballo della tarantella dall'alto, abbiamo creato icone che rappresentano le posizioni e i movimenti chiave della danza."

“Ogni uomo dovrebbe essere fiero della propria appartenenza ad un gruppo etnico assurto alla dignità di popolo; ed ogni popolo, con altrettanta fierezza, dovrebbe difendere la propria identità culturale; affinché di essa, alle generazioni venture, rimanga indelebile orma nei manufatti, nelle tradizioni, nella poesia, nella musica e nel canto.” -Giovanni Favasuli
Nei versi di Favasuli, si percepisce un invito profondo ad abbracciare e conoscere l'anima calabrese, a lasciarsi rapire dalla sua bellezza. È un richiamo a non dimenticare mai la forza e la dignità di una cultura che sopravvive nel cuore dei suoi abitanti, anche quando sembra nascondersi, ammucciarsi, dal mondo esterno tra le loro montagne e il loro mare.
‘Mmucciatu, Parola che risuona come un richiamo profondo nel cuore dei calabresi, come un eco che risuona nell'anima stessa del territorio. Questo concetto è enfatizzato dalle macchie che divorano e celano i contorni della tipografia, rappresentando la varietà del paesaggio calabrese visto dall'alto.
La parola ‘Mmucciatu è tessuta sua un plaid, simbolo tangibile del concetto di nascondersi e diventa una dichiarazione stessa di identità.

Tutte le località della Calabria hanno le loro pietre che nascondono favolosi tesori, custoditi dal diavolo, da serpenti o da esseri demoniaci che richiedono sacrifici, con esiti a volte cruenti, legati al tentativo di impossessarsene. La mappa delle pietre e dei tesori nascosti, delle leggende che li circondano, richiederebbe un grande atlante. Quasi come quello dei bisogni e dei desideri, dei sogni e delle paure.[...]
Il Senso dei Luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Prof. Vito Teti, antropologo dell’Università della Calabria.
Ogni territorio porta con se un bagaglio di cultura dei popoli. L’antropizzazione è ciò che, assieme alla morfologia del paesaggio, determina l’identità di un luogo.
I segni del passaggio dell’uomo, tuttavia, non sono solo composti da materia che si plasma, ma anche frutto di qualcosa che va oltre, trascende l’orizzonte e attinge nei miti, nelle leggende, nelle credenze, nella religione la sua linfa.
Storie di fate, di diavoli e Santi, di tesori, malefici, riti propiziatori, ricorrono in forme diverse nei differenti luoghi di abitazione dell’uomo. Ecco che riemergono dal passa- to e acquistano una nuova vita. Esse sono ricontestualizzate in un mondo che affronta differenti problematiche, ma che si rende conto che con le proprie forze non può vin- cere ogni ostacolo. I racconti ritornano at- tuali e diventano un mezzo utile per far me- moria di chi sia l’uomo, di come l’incertezza del futuro sia sempre stata una questione calda e si sa: mal comune mezzo gaudio.
Per ogni territorio preso in esame sono stati identificati i simboli che emergono dai racconti delle leggende popolari, ricreando un abecedario in grado di veicolare un nuovo lessico che va oltre le parole.

Tutte le località della Calabria hanno le loro pietre che nascondono favolosi tesori, custoditi dal diavolo, da serpenti o da esseri demoniaci che richiedono sacrifici, con esiti a volte cruenti, legati al tentativo di impossessarsene. La mappa delle pietre e dei tesori nascosti, delle leggende che li circondano, richiederebbe un grande atlante. Quasi come quello dei bisogni e dei desideri, dei sogni e delle paure.[...]
Il Senso dei Luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Prof. Vito Teti, antropologo dell’Università della Calabria.
Ogni territorio porta con se un bagaglio di cultura dei popoli. L’antropizzazione è ciò che, assieme alla morfologia del paesaggio, determina l’identità di un luogo.
I segni del passaggio dell’uomo, tuttavia, non sono solo composti da materia che si plasma, ma anche frutto di qualcosa che va oltre, trascende l’orizzonte e attinge nei miti, nelle leggende, nelle credenze, nella religione la sua linfa.
Storie di fate, di diavoli e Santi, di tesori, malefici, riti propiziatori, ricorrono in forme diverse nei differenti luoghi di abitazione dell’uomo. Ecco che riemergono dal passa- to e acquistano una nuova vita. Esse sono ricontestualizzate in un mondo che affronta differenti problematiche, ma che si rende conto che con le proprie forze non può vin- cere ogni ostacolo. I racconti ritornano at- tuali e diventano un mezzo utile per far me- moria di chi sia l’uomo, di come l’incertezza del futuro sia sempre stata una questione calda e si sa: mal comune mezzo gaudio.
Per ogni territorio preso in esame sono stati identificati i simboli che emergono dai racconti delle leggende popolari, ricreando un abecedario in grado di veicolare un nuovo lessico che va oltre le parole.

Tutte le località della Calabria hanno le loro pietre che nascondono favolosi tesori, custoditi dal diavolo, da serpenti o da esseri demoniaci che richiedono sacrifici, con esiti a volte cruenti, legati al tentativo di impossessarsene. La mappa delle pietre e dei tesori nascosti, delle leggende che li circondano, richiederebbe un grande atlante. Quasi come quello dei bisogni e dei desideri, dei sogni e delle paure.[...]
Il Senso dei Luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati. Prof. Vito Teti, antropologo dell’Università della Calabria.
Ogni territorio porta con se un bagaglio di cultura dei popoli. L’antropizzazione è ciò che, assieme alla morfologia del paesaggio, determina l’identità di un luogo.
I segni del passaggio dell’uomo, tuttavia, non sono solo composti da materia che si plasma, ma anche frutto di qualcosa che va oltre, trascende l’orizzonte e attinge nei miti, nelle leggende, nelle credenze, nella religione la sua linfa.
Storie di fate, di diavoli e Santi, di tesori, malefici, riti propiziatori, ricorrono in forme diverse nei differenti luoghi di abitazione dell’uomo. Ecco che riemergono dal passa- to e acquistano una nuova vita. Esse sono ricontestualizzate in un mondo che affronta differenti problematiche, ma che si rende conto che con le proprie forze non può vin- cere ogni ostacolo. I racconti ritornano at- tuali e diventano un mezzo utile per far me- moria di chi sia l’uomo, di come l’incertezza del futuro sia sempre stata una questione calda e si sa: mal comune mezzo gaudio.
Per ogni territorio preso in esame sono stati identificati i simboli che emergono dai racconti delle leggende popolari, ricreando un abecedario in grado di veicolare un nuovo lessico che va oltre le parole.

“Ogni uomo dovrebbe essere fiero della propria appartenenza ad un gruppo etnico assurto alla dignità di popolo; ed ogni popolo, con altrettanta fierezza, dovrebbe difendere la propria identità culturale; affinché di essa, alle generazioni venture, rimanga indelebile orma nei manufatti, nelle tradizioni, nella poesia, nella musica e nel canto.” -Giovanni Favasuli
Nei versi di Favasuli, si percepisce un invito profondo ad abbracciare e conoscere l'anima calabrese, a lasciarsi rapire dalla sua bellezza. È un richiamo a non dimenticare mai la forza e la dignità di una cultura che sopravvive nel cuore dei suoi abitanti, anche quando sembra nascondersi, ammucciarsi, dal mondo esterno tra le loro montagne e il loro mare.
‘Mmucciatu, Parola che risuona come un richiamo profondo nel cuore dei calabresi, come un eco che risuona nell'anima stessa del territorio. Questo concetto è enfatizzato dalle macchie che divorano e celano i contorni della tipografia, rappresentando la varietà del paesaggio calabrese visto dall'alto.
La parola ‘Mmucciatu è tessuta sua un plaid, simbolo tangibile del concetto di nascondersi e diventa una dichiarazione stessa di identità.

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Modulo
Design generativo.
Introduzione
Il design generativo è un approccio che utilizza algoritmi e regole matematiche per generare forme e composizioni grafiche. Questo modulo mira a fornire una comprensione della logica dietro il design generativo attraverso esempi ed esercitazioni mirate. Il modulo non prevede un'introduzione alla programmazione, ma propone un approccio al design da programmatore, ovvero basato su una sequenza logica di azioni e sul principio di causa-effetto. Tale approccio mira a rendere più efficace la comunicazione tra designer e sviluppatori, offrendo al contempo nuovi modi di affrontare la progettazione.
Il modulo si prefigge l’obiettivo di creare nuove frontiere interpretative di oggetti per la produzione tessile basata su macchine di produzione industria 4.0. Nello specifico all’interno della parte di workshop si approfondirà la conoscenza e le potenzialità estetiche e produttive delle macchine da maglieria elettroniche per quanto riguarda la parte inerente al Lanificio Leo e le macchine di stampa diretta a led Uv e i plotter da taglio CNC per la parte inerente le Industrie Rubbettino. L’idea di fondo è partire dall’interpretazione dei processi per creare concept interpretativi dell’identità locale da poter declinare in veri e propri sistemi di produzione di oggetti generativi in cui dimostrare uno dei nuovi assunti dell’artigianato digitale ovvero la ricongiunzione tra produzione assistita da macchine e senso dell’unicità.
Periodo
15/05/2023 - 24/06/2023
Luogo
Online ed in presenza (Soveria Mannelli, CZ)
Docenti
Emilio Salvatore Leo e Gianluca Monaco
Emilio Salvatore Leo (1974), architetto, è chairman e creative director del Lanificio Leo. Dal 2014 è creative director anche delle Industrie Rubbettino. Particolarmente interessato ai processi a bassa tecnologia con alto potere identitario, alla valorizzazione dell’errore e all’utilizzo non convenzionale della tecnologia, negli ultimi anni, ha progettato numerosi oggetti di design e partecipato come relatore a convegni nazionali e internazionali sul rapporto impresa e cultura e sulle dinamiche del design oriented come approccio d’innovazione.
Gianluca Monaco è un Interaction Designer e Frontend Developer. Nel 2014 fonda il collettivo Studio Super Santos a Palermo (IT). Nel 2015 si unisce al team di Lava Design ad Amsterdam (NL). Dal 2016 lavora come freelancer senza una base fissa. Dal 2021 fa parte di Field.Systems come creative coder. Oltre ai lavori su commissione, porta avanti una pratica artistica volta ad esplorare l'Internet come materiale artistico, attraverso esperimenti con il codice e performance sui Social Media.

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Modulo
Type Design
Introduzione
Data la natura peculiare del corso (online, a distanza, brief-based) prendiamo atto della parziale impossibilità di affrontare un progetto di disegno del carattere per come ce lo aspetteremo: questo vorrebbe dire dover passare molto più tempo insieme e strutturare gli appuntamenti almeno una volta al giorno per garantire la necessaria attenzione e revisione ai progetti sul font editor.
Ma questo ci dà l’opportunità di analizzare e approfondire una divisione delle fasi del progetto che non sempre emerge nei corsi di design, cioè la distinzione tra la fase di progettazione e ideazione rispetto a quella di produzione.
Affronteremo quindi tre brief, di natura instructional, cioè basati sulla esecuzioni di istruzioni date e che devono essere interpretate dai/dalle partecipanti.
Periodo
26/06/2023 - 16/07/2023
Luogo
Online
Docente
Alessio D’Ellena
Sono un type designer and graphic designer. Lavoro anche come curatore e docente negli ambiti della typography e del typeface design. Mi occupo anche di direzione creativa. Il mio obiettivo è investigare i processi di scrittura e progettazione di caratteri tipografici — e il design stesso – non come una pratica dogmatica: ponendo l’accento sulla forma, forzando i concetti fino a corrompere le regole e usando gli strumenti in modo alternativo. Typography as system and medium.

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Modulo
Summer School Team Thursday
Introduzione
Visiting a new place makes you look with new eyes. You notice different things, are more aware of things. Trying to be a permanent tourist every day will affect your makings.
Sicily is an island that attracts tourists for different reasons. The presence of Volcanoes is one of them. There is no escaping them: Etna can be seen from many different surrounding places, the soil of the island is extremely fertile, on some days there is black sand on the pavements of Catania and surroundings, blown there from Etna.
We are going to explore and study Etna as a presence.
Closer to the academy, there is a rumour about a beautiful hidden garden. If you didn't already, go find it, and explore, take time to hang around. At Etna and the garden, record everything you see. Photograph, film, write down structures that you become aware of, typographic items that already exist on the place, people and their habits, explore the surroundings, look into the history of the place, et cetera.
Don’t be too strict on this: capture everything. Collect all your findings. Make a database out of these findings.
Can you find patterns or similarities between them?
Is there something that you notice when seeing all your material together? What are the specifics of this place? What catches your eye?
React on the public place through your personal findings and make: a para-object. Parasitism is a relationship between species where one organism, the parasite, lives on or in another organism, the host. The one can’t exist without the other.
Make, with your database as starting point, a typographic para-object that reacts on / works with (elements of) Etna and/or the botanical garden. It can be any medium: a flag, poster, letter, digital presence, performance, 3D object.
Place and present your para-object back into the actual space.
This can be done via an intervention, magnification, translation, ode, undercover message, or something else.
Periodo
21/07/2023 - 25/07/2023
Luogo
Sant’Agata li Battiati and Catania
Docente
Simone Trum (Team Thursday)
Team Thursday is Loes van Esch and Simone Trum, collaborating as a graphic design studio based in Rotterdam. They focus on the design of visual identities, books and spatial objects. They do so with a special interest for typography, a curiousness for materials and the possible performativity of an object. Looking for patterns in everything and all around them, they search for how they can transform these into designs.
Next to that they regularly teach Typography at ArtEZ in Arnhem and irregularly host exhibitions and events in the front part of their studio space, TTHQ.

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Modulo
Summer School Studio MUT
Introduzione
Durante questa esperienza estiva avremo l'opportunità di immergerci nella vibrante atmosfera di Catania. Il workshop si concentra sull'interazione con i residenti locali, offrendo l'opportunità di ascoltare le loro storie, le loro esperienze e le loro prospettive uniche. Attraverso incontri e interviste si scopriranno storie da raccontare e ogni storia diventerà poi la fonte di ispirazione per la creazione di un poster che verrà realizzato su carta Fedrigoni. Una selezione di poster sará poi appesa nella citá di Catania.
Durante questa summer school, oltre alla creazione dei poster, i partecipanti avranno l'opportunità di partecipare a brevi conferenze tenute da Thomas e Martin, che condivideranno consigli e approfondiranno argomenti specifici del design. Queste sessioni forniranno una prospettiva unica sul mondo del design professionale e aiuteranno a sviluppare competenze pratiche e concettuali.
Let the City speak è un'occasione unica per esplorare il potere del design come mezzo di narrazione e comunicazione. Attraverso l'immersione nella cultura e nelle storie di Catania e l'incontro con i designer, avrete l'opportunità di sviluppare una visione approfondita del design e acquisire competenze pratiche per il vostro percorso creativo.
Periodo
25/07/2023 - 02/08/2023
Luogo
Sant’Agata li Battiati e Catania
Docenti
Thomas Kronbichler e Martin Kerschbaumer (Studio Mut)
Studio Mut è uno studio di design con sede a Bolzano, fondato da Thomas Kronbichler e Martin Kerschbaumer. Si occupa di progetti di design grafico, sistemi di identità visiva, prodotti digitali, esposizioni e installazioni, combinando l'estetica contemporanea con la cultura e l'identità locale.
Thomas e Martin hanno collaborato con aziende, istituzioni culturali e organizzazioni non profit. La rivista Communication Arts ha definito il loro design “ribelle”, AIGA Magazine li ha soprannominati “re del poster”.

Esposizione
Una selezione di poster, curata da studio MUT è stata affissa nel mese di settembre per le vie del centro della città di Catania.
Tutti i poster originali sono poi stati esposti dal 20 ottobre al 3 novembre presso l'Associazione Trame di quartiere.

Crediti fotografici
Elisabetta Carrubba @elisabettacarrubba_
Martin Bonanno @martinbonanno.visual

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Modulo
Brand Design
Introduzione
Il brand design si è trasformato nel corso dei decenni da pratica artigianale a disciplina specializzata e articolata, ricavandosi gradualmente un ruolo centrale nella progettazione grafica e permeando in vario modo la cultura e la società. Dal fast food al mondo accademico, sono ormai rari i prodotti, i servizi o le organizzazioni che possono permettersi di non comunicare tramite un’immagine coordinata coerente ed efficace.
Nell’ambito di questo corso ci concentreremo su un particolare tipo di brand design, quello dedicato allo sviluppo della comunicazione visiva delle istituzioni culturali e museali, attualmente considerato uno dei palcoscenici principali della cultura grafica ‘alta’.
In quest’ambito gli approcci progettuali canonici convivono con altri più sperimentali, nel tentativo complesso di assegnare un’identità univoca a istituzioni che spesso ne contengono molte dal punto di vista geografico, culturale, stilistico o politico.
Oltre che per l’aspetto contenutistico, questo ambito progettuale appare interessante ai fini del corso per la grande varietà di applicazioni possibili (dalla presenza digitale alla segnaletica, dai cataloghi alle campagne poster e ai gadget), che lo rende una ‘palestra’ ideale per acquisire strumenti applicabili anche ad altre aree del brand design.
Periodo
04-09-2023 24-09-2023
Luogo
Online
Docente
Giacomo Boffo
Giacomo Boffo è un designer con base a Bologna specializzato nella progettazione digitale, editoriale e di branding per i settori della cultura, dell’arte e del design. Ha collaborato tra gli altri con gli studi Folch e Apartamento (Barcellona) e Blanco (Reggio Emilia). Insegna presso lo IED (Milano), il Quasar Institute (Roma) e l’Accademia ABADIR (Catania).

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Modulo
Art Direction
Introduzione
In questo corso vi sarà richiesto di scegliere un oggetto o una serie di oggetti (che possibilmente dovranno seguire i requisiti per poter essere trasportati in aereo, in modo da averli fisicamente con voi durante il workshop in presenza a Barcellona) sul quale o sui quali dovrete sviluppare un progetto di direzione artistica.
La selezione dell’oggetto è assolutamente libera.
Potrebbe riferirsi al mondo beauty, o essere un utensile da cucina, un accessorio moda, un oggetto della vita di tutti i giorni, etc. La presentazione dell’oggetto deve includere: foto su fondo neutro, foto dell’oggetto contestualizzato e primi tests.
Ad ognuno di voi, in base all’oggetto selezionato, sarà proposto un brief specifico. L’oggetto selezionato/gli oggetti selezionati sarà/saranno il prodotto su cui dovrete presentare prima 3 moodboard differenti, delle quali ne sarà scelta una e con cui dovrete presentare una proposta di comunicazione visiva (di prodotto o editoriale), focalizzandovi nella direzione artistica delle immagini e/o video.
Periodo
02/10/2023 - 28/10/2023
Luogo
Online e Barcellona
Docente
Laura Doardo
Laura Doardo (1988) è un’art director e set designer. Di formazione architetta, dopo gli studi a Venezia e Milano decide di non diventarlo. Inizia a lavorare in studi di grafica e comunicazione come grafica, designer di allestimenti e art director. Dal 2019 lavora come art director e set designer freelance, specializzandosi in still-life. In generale, predilige le immagini alle parole.